venerdì 28 dicembre 2007

scorci di cortili in via Montenapoleone

Via Montenapoleone, 27.
La facciata del palazzo di Yves Saint Laurent. Alle finestre, spicca il logo della grande casa di moda.














Dall'ingresso principale si intravede un cortile.




















Il corridoio che conduce al cortile è molto elegante, raffinato. Le pareti sono state intonacate da poco, il pavimento è lucido e scintillante.




















Il cortile mi appare freddo e austero, forse perche il sole non riesce a penetrarvi all'interno o forse perche è completamente spoglio, desolato. Non c'è nessuno, all'infuori di me, che cammini per il cortile. Ho una sensazione di vuoto, di solitudine. Di fronte a me, le buie vetrine della boutique. Nonostante sia già mezzogiorno, nella boutique non c'è nessuno, nemmeno una commessa. Sembra un luogo abbandonato.




















Volgo lo sguardo al cielo, azzurrissimo, in cerca di un segno di vita, di una qualche presenza... nulla. Il cielo è vuoto, completamente sgombro di nuvole.
















Rivolgo dunque gli occhi a terra e mi colpisce il pavimento, costellato di piccole pietre. Sono disposte in modo irregolare, sembrano quasi muoversi, brulicare.... però sono spente. Mi comunicano un senso di tristezza, di desolazione. Come il resto del palazzo.















Anche l'ingresso del negozio, nonostante l'insegna sfavillante che lo sormonta, mi appare lugubre, dimenticato. Eppure, al di fuori di questo cortile, la vita freme. Me ne accorgo appena esco. Un via vai incessante di persone mi ricorda che siamo nel centro di Milano, nel cuore pulsante del quadrilatero della moda.

giovedì 27 dicembre 2007

Intervista a un portiere milanese

Io e la mia compagna Chiara percorriamo Viale Piave, in direzione di piazzale Oberdan. C'è un bel cielo sereno. Sulla strada, incontriamo un elegante cancello in ferro battuto che ci incuriosisce. Proviamo ad entrare.















Incontriamo il custode.
"Stiamo seguendo un progetto su Milano. Possiamo vedere il cortile?"
Lui è diffidente, ci chiede: "Le fotografie verranno pubblicate su qualche rivista o per conto di qualche giornale?"
"No, no... non si preoccupi... le foto verranno utilizzate esclusivamente per la nostra università".
Riflette un istante, poi sorride e dice: "Sapete, come portiere ho delle responsabilità.... per questo vi ho fatto tutte queste domande. Devo badare alla sicurezza dei condomini... non si è mai troppo prudenti oggigiorno".
Sorride ancora, imbarazzato, come volesse scusarsi. Poi, senza dire altro, ci apre il cancello. Questo emette un suono particolare, un cigolio dal rumore antico. Il custode ci rivela che ha più di un secolo.
Ci fa passare e ci porta nel cortile. Mentre scatto alcune foto, Chiara gli rivolge delle domande:




















"Che tipo di gente abita qui?"
"Gente comune: famiglie con bambini, impiegati, liberi professionisti, dottori, avvocati... insomma, persone che puoi incontrare in tanti altri palazzi di milano".
Un signore molto elegante scende le scale e viene verso di noi. E' alto, ha la pelle nera, indossa un cappotto grigio scuro, in mano tiene una valigetta ventiquattrore. Saluta il custode con un gesto cortese e si dirige velocemente verso l'uscita.
"Vedete quello?" ci dice il portiere "sta andando al Metropol di Viale Piave, a pochi passi da qui. Lavora lì... ma non saprei dirvi di cosa si occupa. Sono tutti molto riservati i miei condomini."
"Lei da quanto lavora qui?" "Trentacinque anni. Praticamente una vita."
"Le piace il suo lavoro?" "Sì. E' un lavoro utile. Ci sono tante cose da fare in un condominio... e se
ti impegni e le fai bene la gente te ne è riconoscente. Soprattutto qui, a Milano, dove i ritmi incalzano e tutto dev'essere sempre bene organizzato e predisposto per garantire la massima efficienza".




















"Cos'è che preferisce del suo lavoro?" "Amo coltivare, qui nel cortile, un pò di verde... non è stato facile mettere le piante perchè proprio qui, sotto di noi, ci sono i box per le auto e l'acqua rischiava di fare infiltrazione. Alla fine ce l'ho fatta... è bello trovare un pò di vegetazione tra tutte queste mura, non trovate? E poi è una soddisfazione veder crescere quello che hai seminato... è un pò come avere dei figli." Sorride, gli brillano gli occhi.




















Scatto le ultime foto, poi ci guardiamo tutti e tre per un'istante. "E' stato un piacere incontrarla", gli dico.
"Anche per me è stato bello scambiare con voi due parole. In questa città non è facile incontrare qualcuno disposto a fermarsi per ascoltare. Hanno tutti una gran fretta di andare e di fare....".
Ci accompagna verso il cancello. "Tornate pure quando volete, ragazze" dice. Poi si gira e lentamente fa ritorno verso la portineria. Lo sentiamo fare un lungo sospiro. Io e Chiara ci guardiamo, riflettiamo alcuni secondi, in silenzio. Lo sferragliare di un tram sulle rotaie ci ricorda che siamo ancora nel cuore pulsante della metropoli. "Non c'è tempo! non c'è tempo!" è la città che ci chiama, trascinandoci di nuovo nel suo ritmo frenetico e inarrestabile.

mercoledì 26 dicembre 2007

Sheraton Diana Majestic

Sin da bambina, il palazzo dello Sheraton Diana Majestic ha esercitato su di me un forte fascino. Ogni volta che percorrevo Viale Piave non potevo fare a meno di soffermarmi sulle eleganti decorazioni in stile liberty della facciata. Tuttavia, col passare del tempo, mi è venuta voglia di osservarlo da un punto di vista diverso, insolito, dalla stessa posizione da cui potevano ammirarlo solo pochi privilegiati: e cioè, dall'interno.















C'era con me la mia compagna Chiara. Una volta giunte all'entrata dell'hotel, la prima cosa che ci ha impressionato è stata la maestosità dell'ingresso e l'atmosfera esclusiva che aleggiava intorno ad esso. Siamo entrate, vincendo l'imbarazzo, decise a raccogliere materiale interessante per il nostro progetto.






























All'interno, la hall dell'albergo era immensa. Strutture architettoniche tradizionali si fondevano con elementi di design d'avanguardia. Abbiamo chiesto alla reception se fosse stato possibile visitare l'interno dell'hotel e scattare qualche foto per un progetto universitario su Milano. Gli addetti alla reception, tutti rigrosamente in divisa, non solo ci hanno dato il permesso di visitare le stanze più belle dell'hotel -lo straordinario foyer del bar affacciato sul giardino con ampie vetrate semicircolari, il bar "Diana Garden" e la sala ristorante- ma ci hanno aperto l'accesso al cortile, all'interno del quale, in un gazebo, stavano allestendo un banchetto (probabilmente il rinfresco per un matrimonio) e c'era un gran via vai di personale. Un brulichio incessante di persone che è durato per tutto il tempo della nostra visita.

Accanto alla hall, un angolo discreto e riservato per leggere le ultime notizie sul giornale o per chiacchierare in tranquillità. Sopra lo specchio, tre orologi indicano l'ora di tre diverse località: New York, Roma, Tokyo. Forse perchè, in una città frenetica come Milano, tenere costantemente sotto controllo il tempo è indispensabile...




















Il salone con vista sul giardino: la prima cosa che salta all'occhio entrando è l'arredamento raffinatissimo. Poltrone e divanetti in pelle nera fanno risaltare il pavimento in parquet intagliato e contrastano bene con sedie e pouf dai toni chiari. Una luce soffusa entra dalle vetrate scaldando l'ambiente.


































Particolare di una lampada all'interno della sala. Sembra una cascata di ghiaccio scintillante. Ai lati di essa, due colonne con capitello ionico rievocano lo splendore dell'antica Grecia e conferiscono all'ambiente fascino e opulenza...




















Nella foto in basso, il bar dell'hotel. Lo sfavillio di luci è dato dalla superficie lucidissima del bancone, dalle due lampade laterali e dagli specchi che riflettono i raggi solari provenienti dalle finestre di fronte.















La sala da pranzo è luminosa e accogliente... e chissà quali prelibatezze potranno gustare i privilegiati clienti dello Sheraton..















Ma ecco la parte più interessante ed "esclusiva" dell'hotel: il cortile. Piante esotiche e alberi ad alto fusto si intrecciano per dar vita a uno scenario davvero unico. In mezzo al verde, protetta dalla rigogliosa vegetazione, si erge una statua, forse una ninfa o una delle nereidi che custodisce la grande vasca con fontana zampillante.





















Quest'acqua limpida mi ricorda la collezione primavera estate 2008 di Antonio Marras a cui ho potuto assistere qui a Milano durante la settimana della moda di settembre. La passerella su cui sfilavano le modelle era bianca ed emetteva bagliori simili al sole riflesso su una superficie d'acqua. La scenografia sullo sfondo era costituita da una vera e propria cascata di acqua scrosciante, da cui apparivano, come delle ninfe, le indossatrici.

Lo stilista per la sua collezione ha scelto tutta la gamma dei grigi e i colori polverosi del giallo e del verde. La donna che Marras ha voluto presentare è una donna romantica e femminile ma soprattutto sensuale. Proprio come Ofelia, la donna che impazzisce d'amore per Amleto e decide di morire, annegandosi. E' all'eroina di Shakespeare che Marras ha dedicato la sfilata. Lo stilista si è ispirato a una donna che veste come una dea, con abitini in tulle svolazzanti, corti o che sfiorano appena il ginocchio; con pantaloni da cavallerizza accompagnati da romantiche bluse o casacche sottili; con le tute di seta morbida che sfiorano il corpo. Una collezione magica, incantata.


































































































Sotto: Sir John Everett Millais, 'Ofelia'















Nei pressi della vasca, vi è un gazebo completamente rivestito di vetro che offre una panoramica a 360° del cortile, garantendo allo stesso tempo il massimo del comfort anche nei mesi più freddi.















Tutto intorno, tavoli e comodi sedili offrono agli ospiti che desiderino stare all'aperto un piacevole punto di ritrovo.

L'avventura tra i cortili milanesi continua... rimanendo nella zona di Porta Venezia, ho percorso via Nino Bixio e viale Piave alla ricerca di scorci suggestivi. Sono stata accompagnata, nella mia indagine, da Chiara (una mia compagna di classe) che, nonostante fosse interessata a un argomento diverso, si è offerta di accompagnarmi. Camminando in via Nino Bixio, abbiamo trovato un portone socchiuso e ci siamo avventurate all'interno. La prima cosa che mi ha colpito di questo cortile sono state le biciclette: saranno state una ventina, disposte l'una accanto all'altra e allineate come una schiera di destrieri...





















Ma osservando con attenzione il cortile di questa casa di ringhiera, mi sono accorta che un piccolo passaggio sulla sinistra conduceva a un'altro cortile, più piccolo del primo e più nascosto.





















Sono andata a vedere ed ecco cosa ho scoperto:
















un piccolo ma grazioso giardino, ricco di piante e fiori. Persino una piccola palma... chi avrebbe mai pensato di scoprire quest'angolo incantato proprio nel cuore di milano?

A lato del giardino, una scaletta consente l'accesso al piano terreno. La porta d'entrata è a vetri, gli infissi verdi. A fianco, spicca una cassetta della posta rossa, modello americano. Sopra campeggia la scritta: U.S. Mail.