giovedì 14 febbraio 2008

centro città





















Nell'immagine in alto, il cortile del monumentale Palazzo Marino, costruito nella seconda metà del Cinquecento per conto del gabelliere e banchiere Tomaso Marino da Galeazzo Alessi. Sede del Municipio dal 1861, l’edificio fu completato un trentennio più tardi dal Beltrami con la facciata che guarda piazza della scala.


















Difficile riconoscere in questa fotografia un cortile interno dell’Ambrosiana, largamente invaso dalla vegetazione.























Siamo in via Brera (numero 10) con l’obiettivo puntato sul cortile di casa Bellotti, fulcro dell’intera costruzione. Di eccellente fattura e armonia il disegno ottagonale dell’acciottolato, di tipica fattura lombarda. Il palazzo, costruito dall’architetto Crivelli nel 1821, ma ristrutturato varie volte, oggi appartiene al Gruppo Finanziario Tessile.






















Altri due cortili di via Brera: nell'immagine in alto, è raffigurato il più piccolo (portone numero 7) racchiuso entro uno spazio regolare a quattro spicchi; in basso, vi è il più grande (portone numero 9), più fantasioso e movimentato, sia per architettura, che per l’inserimento di un pozzo, di un loggiato e di un magnifico glicine (sicuramente il più maestoso nel centro della città).



























Sotto, Foro Buonaparte. Esso appartiene, con via Dante e col Cordusio, a quel clima ubertino di fine Ottocento che in architettura preferì rifarsi ai modelli dell’antico piuttosto che avventurarsi sulle strade dell’Art Nouveau. Questo elaborato esempio di eclettismo (siamo in via Quintino Sella) mette in programma anche il tridente del dio Nettuno.

























È ormai difficile cogliere la statua di Napoleone per il gran cortile seicentesco di Brera senza scritte spray sul piedistallo. L’imperatore venne fuso in bronzo ai primi dell’Ottocento, ma si dovette aspettare l’esodo degli Austriaci da Milano nel ’59 per vedere esposto in pubblico il capolavoro del Canova.





























A proposito di opere d'arte del Canova, vorrei qui ricordare la celebre statua di Amore e Psiche.

























Il loro abbraccio sensuale e avvolgente mi fa pensare a quello stesso abbraccio che si sono scambiati in volo gli sposi di Marras nell'ultima collezione autunno inverno. Purtroppo non ho un'immagine molto nitida che documenti questo momento di altissima poesia.... vi basti questa semplice fotografia, scattata durante la sfilata del 20 febbraio e il video dell'intera collezione. Lasciatevi emozionare.....


















Il volo degli sposi mi fa pensare anche un quadro di Chagall intitolato "Gli sposi della Tour Eiffel".
In questo quadro, i due innamorati stanno volando, appoggiati ad un gallo. Lei in abito da sposa, bianco, lungo e lui con un vestito elegante.
Il gallo a cui sono appoggiati gli sposi, nel linguaggio pittorico di Chagall, indica ciò che avverrà, e nel contesto dell'unione rappresenta l'attrazione fisica e il desiderio sessuale che lega la coppia. Indubbiamente la coppia raffigurata è sospesa in un sogno di felicità.
























Fra le strade 'nobili' di Milano il Borgonuovo non è (e specialmente non lo era prima delle distruzioni della guerra) inferiore a nessuna per aristocrazia di edifici e ricchezza di interni. Numero 23 (palazzo Moriggia, costruito probabilmente su un rustico degli umiliati e integralmente rifatto da Piermarini nel 1775) sede del Museo del Risorgimento.




















Numero 25 (cortile con pozzo, ad arcate cinquecentesche) oggi sede dell'Istituto di Storia Lombarda




















Casa Olivazzi, in via Bigli 21, un esempio di architettura settecentesca, con porta a sguincio per il giro delle carrozze padronali a 4 e a 6 cavalli, ospitò il salotto letterario-patriottico della Contessa Maffei negli anni risorgimentali. Qui nel giugno del 1859 si svolse la grande festa della vittoria, in onore degli alleati francesi contro l'acquila bicipite. Inoltre, tra il 1894 e il 1900 trascorse qui gli anni della giovinezza Albert Einstein.




























Via Montenapoleone (il cui percorso segue le mura della mediolanum romana) contende nel percorso delle vetrine e degli atéliers, in simbiosi con gli attigui Borghi, il primato dell'eleganza e del lusso a Parigi e a Londra. Aristocratica anche nei suoi palazzi, fu quasi per intero ristrutturata sul tardo Settecento o agli inizi del secolo successivo. Sotto, un'elegante cancellata in ferro battuto.


























L'interno del numero 12 di via Montenapoleone, uno dei cortili più 'esclusivi' da qualche anno divenuto shopping center per acquisti prestigiosi.




















In basso, interno numero 9 di via della Spiga. Il cortile acciottolato, ricalca disegni novecenteschi e dà accesso a un modernissimo ascensore che permette di salire in automobile sino al piano di residenza.
Via della Spiga, un tempo vissuto come corridoio di servizio ai palazzi signorili affacciati sui Navigli, nel giro degli ultimi anni ha cambiato fortuna e destino, guadagnandosi internazionalmente il titolo di 'strada della moda'.




























I cerchi concentrici riprodotti sul selciato di via della Spiga mi ricordano i vestiti di Fendi per la collezione Primavera Estate 2008





















































































































I cerchi concentrici mi fanno pensare anche all'Optical Art di Victor Vasarely (di cui c'è stata recentemente una mostra alla Triennale di Milano Bovisa). L'Op Art è un movimento artistico che nasce negli anni '50. In essa si vogliono provocare principalmente le illusioni ottiche, tipicamente di movimento, attraverso l'accostamento opportuno di particolari soggetti astratti o sfruttando il colore.

"Forma e colore sono tutt'uno. Non esiste forma se non viene definita da una qualità di colore e il colore non è qualità se non delimitato in una forma". Victor Vasarely

Nell'immagine: un esempio di righe optical che ingannano occhi e cervello.























Immagine a sorpresa: una visione verdeggiante individuata e fissata in piazzetta Brera. Del resto, il nome deriva da Braida, a sua volta corruzione del latino proedium, cioè campo.






















Palazzo Gallarati Scotti, in via Manzoni 30: costruito per gli spinola- poi trasferitisi in via S. Paolo- nel Seicento, ma con facciata e cortile settecenteschi. Una parte dei preziosi affreschi che ne decorano l'interno sono visibili alle pareti di un negozio con ingresso da via Borgospesso 5.



























Il cancello in ferro battuto del palazzo Borromeo d'Adda porta il motto "Humilitas", ma l'edificio (numero 39 e 41) è il più vasto dell'excontrada del Giardino, oggi via Manzoni. Qui Stendhal, approvato la prima volta a Milano- in divisa di ufficiale napoleonico- provò un fatale colpo di fulmine per l'architettura del cortile, dello scalone e delle sale interne, e per la città: 'Dal 1800 al 1821 Milano è stata per me il luogo ove ho constantemente desiderato abitare'.




























Quest'altro cortile di via Manzoni al numero 20 (un palazzo di proprietà dell'immobiliare Mongesù, che risale alla fine dell'Ottocento) ha una caratteristica curiosa perchè è posto su due piani con grande effetto scenografico.




























Siamo sempre in una zona della città dominata da palazzi imponenti: via Borgonuovo. Fu chiamata nei secoli scorsi 'contrada dei nobili' o anche più spesso 'contrada dei sciori' anche se accanto ai signori abitavano artigiani e persino i poveri. Questo cortile del palazzo Branca, edificato dall'architetto Terzaghi nel 1870-75 (portone numero 2) ha il suolo acciottolato (una presenza costante nelle nobili dimore milanesi).



























Altro indirizzo-bene del centro storico: la via del Gesù. Qui, al numero 10, al di là dal tradizionale cancello in ferro battuto, si scorge una splendida magnolia in fiore, un prato verde, una romantica panchina.




























Il colore delicato e la freschezza dei fiori mi ricordano la collezione Primavera Estate 2008 di Valentin Yudashkin. Eccone alcune immagini significative:




















































































































In via S. Spirito si presenta questo cortile dalle strette persiane grigie con schietta impronta casalinga (la balconata a ringhiera, le tettoie di vetro e ferro): una tipica casa d'altri tempi per la società benestante.



















Questo brano di colonnato è l'ultimo frammento di tutta una serie di monasteri costruiti lungo le attuali Monte di Pietà, Giardini, Borgonuovo (così come nei Borghi, e in tante altre parti della città) e poi soppressi dalle riforme giuseppine e napoleoniche. L'edilizia privata non ha poi smesso di costruirci disinvoltamente sopra. Il convento dedicato a S.Erasmo, citato da questa fotografia, apparteneva all'ordine degli Umiliati.


di là dei bastioni: la città scomparsa





















Sembra quasi una composizione dadà, e invece la vaschetta con la leva per tirar su l'acqua ci riporta a una faticata realtà dell'altroieri se non di ieri, quando questo era il solo modo per attingere. E fortunati quelli che potevano delegare il servo di casa, la cameriera.






















Nella zona periferica dell'Ortica, di là dai terrapieni ferroviari, sopravvive, rimodernato, in via Amadeo questo vecchio impianto idraulico che utilizza la corrente del Lambro. Ruote del genere si trovano ancora negli Anni Trenta funzionanti lungo la cerchia dei Navigli interni. Famosa quella, odorosa di cioccolato, del Theobroma.




























Per contrasto, la grandiosa parete tutta vetro della IBM in corso Sempione: Milano città del terziario avanzato, computerizzato, digitalizzato, multinazionalizzato. L'albero fiorito sembra proporsi come antidoto contro l'avvelenamento da bites.





















Ancora un bel cancello in ferro battuto, ancora un atrio colonnato; ma questo ha tutta l'aria di essere autentico Settecento, fuori porta Vercellina, in via Volterra 6. Che sia una villa di campagna fagocitata dalla città in crescita?

























Si trova in vista dell'Arco della Pace, in piazza Sempione, questa massiccia variante delle case di ringhiera tradizionali. Pilastri e colonnini per un maggior senso di solidità, di benessere in arrivo; ma dove stanno i vasi di geranio, le gabbie con gli uccellini, i gatti acciambellati, i panni stesi al sole?




















Il sagrato della Certosa di Garegnano.





















una singolare inquadratura della villa Simonetta, ricostruita come un puzzle dopo i bombardamenti del 1943. Oggi la villa ospita la Civica Scuola di Musica.

Verso Porta Comasina: il cortile della seta























S. Simpliciano: i chiostri dell'ex convento benedettino. In primo piano, il chiostro più piccolo, che fu affrescato dal Bergognone come il catino dell'abside in chiesa, è di epoca sforzesca (ma gli affreschi si sono interamente perduti). Il chiostro maggiore, venne aggiunto a metà del '500.
























Questa interessante costruzione di fine Ottocento o degli inizi del secolo ventesimo è al numero 24 di via S.Marco, una strada che le fotografie e le cartoline degli anni Trenta ancora riproducono specchiata sul tombon (la chiusa) e sul laghetto formati dalle acque della Martesana.
























In via dell'Orso 16, il cortile del centro botanico, luogo d'élite degli amanti del verde, da non copnfondersi con l'orto botanico della vicina via Brera, tuttora in attesa di risistemazione.






















Questo moderno cortile, disegnato per affittuari senza problemi economici, occupa un'area attigua alla chiesa quattrocentesca, ma più volte rifatta, di S. Maria del Carmine.





















Camminadelle di servizio interne e parallele alle mura medievali, le vie Fiori Chiari e Fiori Oscuri derivano il loro nome da una tradizione araldica che col tempo si è perduta. Questo vecchio e un tempo popolarissimo e malandato cortile di ringhiera, al numero 18 di via Fiori Chiari, oggi può dirsi un autentico gioiello.

Il colore di questo glicine mi ricorda i vestiti di Francesco Scognamiglio per l'ultima collezione autunno inverno 2008-2009 a cui ho avuto l'occasione di assistere

































































































Al numero 12 di via Fiori Chiari, un inserto decisamente moderno, armonizzato con astuzia nello scenario delle vecchie costruzioni.





















Via Solferino è sinonimo di Corriere della Sera: il palazzone del numero 28 è stato costruito nel 1904 da Luca Beltrami, architetto e azionista del giornale. Sul marciapiede di fronte, al numero 17, ecco una variazione in blu sul tema della pietra scolpita e della vegetazione.

















In via Moscova 18 c'è il monumentale cortile risalente al 1890, oggi sede della Barclays Bank.





















Uno straordinario cortile del 1904, in via della Moscova 33, ricostruito dopo i bombardamenti del 1943 dalla Banca Popolare Commercio & Industria, erede della Cooperativa per la Stagionatura delle Sete.

















Via bramante 39, un piacevole e vecchio edificio, con sculture e galleria d'arte, tra il campestre e il cittadino. Sullo sfondo spuntano i casoni sgarbati della nuova edilizia in cemento armato. E' la zona che fu detta borgh d'i scigolatt (letteralmente: borgo dei cipollai) legata al magazzinaggio e commercio dei prodotti dell'orto.