giovedì 14 febbraio 2008

verso oriente: cortili come scenari















Proprio all'inizio di Corso Buenos Aires (numero 1) - oggi tra le più antiche vie del mondo (350 insegne di negozi, caffe, boutiqes, etc.) - ecco un porticato dove si raffigurano i protagonisti dei Promessi Sposi. La citazione fa riferimento al cinquecentesco Lazzaretto che qui sorgeva e che nel 1881 fu messo all'asta per una colossale operazione speculativa.





















Via cerva 42. Il cortile tardo seicentesco di palazzo Bolagnos è caratterizzato dalla sinuosa balconata lungo il piano mobile. All'interno dell'edificio, scenografici affreschi di scuola tiepolesca adornano il salone centrale e gli appartamenti che furono, fra Otto e Novecento, dei Visconti di Modrone.























Qui siamo in corso Venezia, presso il palazzo Rocca-Saporiti, disegnato in età napoleonica dallo scenografo scaligero Giovanni Perego. A quel tempo il corso si chiamava di Porta Orientale e vi passavano i cortei di carnevale e i tiri a quattro delle Grandi Famiglie per l'appuntamento lungo i bastioni. L'edificio non ha origini altrettanto lontane e nobili, ma fa di tutto per non sfigurare.


















Il cancello di casa Toscanini in via Durini 20.






















Il cancello in ferro battuto di un palazzo in corso Venezia.




















Pozzetto con tanto di carrucola e catena in corso Venezia 44.





















Fontanella e portatore d'acqua in via Donizetti 45.























Articolato su diversi corpi, dal numero 13 al numero 23, si stende in via Manin il palazzo neoclassico dei Melzi d'Eril, grandiosa dimora con parco-giardino del duca Francesco, vicepresidente della Repubblica e cancelliere del Regno della Milano napoleonica. Questo cortile è stato di recente restaurato in modo egregio per conto di una società di leasing.

















Al numero 11 di corso venezia, si apre il portale d'ingresso al seminario Arcivescovile fatto costruire da San Carlo Borromeo a partire dal 1565 nell'area dell'antico monastero di S. Giovanni degli Umiliati. Il grande cortile interno fu costruito a partire dal 1602 sotto Federico Borromeo e su progetto di Aurelio Trezzi, al quale succedette nel 1608 Fabio Mangone.















Non nuovo a manifestazioni d'arte il cortile dell'Archivio di Stato si è nuovamente aperto a manifestazioni musicali e culturali. La superba architettura è di Fabio Mangone e risale al Seicento, quando il palazzo fu costruito come sede del Collegio Elvetico.





















Via Manin 19: uno scenario alla Magritte che non ha bisogno di mele verdi per entrare nel magico.





















In via Bellotti 10 sta questo grande edificio con terrazza e cedro del Libano. E' proprietà delle suore Benedettine che vi tengono scuola, ed è collegato con una chiesina neogotica (foto in basso).







































Qui siamo in via Mauro Macchi 4: probabilmente un condominio degli Anni Venti, disegnato con un certo fasto monumentale (gli archi, i capitelli, la cancellata). In mancanza di un autentico spazio verde, al centro del cortile si è messo in opera un giardino artificiale, con fiori e piante nostrane, più una palma africana.





















Fontana a conchiglia in via Serbelloni, rimanda al Sei-Settecento (ma probabilmente è una scultura ottocentesca).




















Enigmaticamente geometrico, e di stile classico, è il gruppo del cortile della "Casa delle Formelle" di via S. Primo 6 entro una graziosa palazzetta del 1835.























Sopravvissuto a molti rifacimenti "in stile" e passaggi di proprietà e d'uso, questo edificio di via Mirabello è un tipico esempio di dimora estiva d'età quattrocentesca. Il suo più illustre proprietario fu il procuratore del Banco Mediceo nella Milano di Francesco Sforza, Pigello portinari.

1 commento:

joshua ha detto...

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PALAVROSSAVRVS REX